L’interazione tra il microbiota intestinale e le terapie oncologiche (chemioterapia, radioterapia e immunoterapia) è sempre più confermata da molti studi clinici recentemente pubblicati sulle più autorevoli riviste scientifiche. In particolare, questi studi evidenziano che la composizione del microbiota del paziente oncologico può condizionare sensibilmente la risposta ai trattamenti farmacologici ad oggi utilizzati per i diversi tipi di neoplasie.
Per quanto riguarda la chemioterapia, la ricerca si sta concentrando in particolare sull’associazione tra la composizione basale del microbiota intestinale umano e le manifestazioni collaterali di tossicità dei trattamenti, come infezioni e diarrea. Sembra che i pazienti con microbiota intestinale alterato, ovvero con disbiosi intestinale, siano più esposti a contrarre infezioni sia intestinali che sistemiche, probabilmente a causa di una povertà di batteri intestinali ad azione protettiva, come molte specie di Bifidobatteri. Tale evidenza è di estremo interesse clinico, poiché l’identificazione precoce dei pazienti con disbiosi intestinale consentirebbe di intervenire miratamente con adeguate integrazioni di probiotici e prevenire quindi possibili e gravi infezioni.
Due studi, pubblicati nel 2020 sulla rivista Gut e nel 2021 sulla rivista BMC Cancer, hanno evidenziato che esiste realmente un rapporto tra microbiota e cancro.
È stato per esempio dimostrato in studi e sperimentazioni cliniche che il microbiota è fortemente implicato nel determinare la risposta all’immunoterapia. I Bacteroidetes, per esempio, sono sfavorevolmente implicati nella risposta alle terapie in pazienti con melanoma. Tali batteri sono infatti in grado di indurre la produzione di Interleuchina 1 Beta, una molecola ad elevato potere infiammatorio: la loro prevalenza nel microbiota intestinale sembrerebbe essere associata ad una ridotta efficacia dell’immunoterapia.
Viceversa, batteri come Faecalibacterium, Bifidobacterium e Ruminococcaceae possono migliorare la risposta ai farmaci immunoterapici.
Altri studi clinici sul tumore del polmone non a piccole cellule e carcinoma a cellule renali, hanno evidenziato che i pazienti che non rispondono all’immunoterapia hanno mediamente ridotti livelli di Akkermansia Muciniphila, un batterio intestinale scoperto solo nel 2004 e tutt’ora oggetto di indagini volte a descriverne ulteriormente il ruolo nel contesto del microbiota intestinale.
In sintesi: ad oggi numerosi studi clinici stanno dimostrando una correlazione evidente tra composizione del microbiota intestinale ed efficacia delle terapie oncologiche, tanto che si può ragionevolmente affermare che i pazienti affetti da cancro con disbiosi intestinale sono soggetti a maggiori effetti collaterali e complicanze infettive da chemio, radio ed immunoterapia e che l’efficacia di tali trattamenti è per certo favorita da un microbiota ben strutturato.
Ricerche cliniche più approfondite porteranno sicuramente nei prossimi anni ad una maggiore conoscenza del ruolo del microbiota intestinale in oncologia, contribuendo così a migliorare l’efficacia e la sicurezza dei trattamenti ad oggi impiegati nella lotta al cancro.